coronavirus

Sono ormai passati più di due mesi dal momento in cui l’epidemia di Coronavirus, proveniente dalla Cina e più in particolare dalla zona di Wuhan, ha raggiunto l’Italia. A stretto giro di boa quella di Covid-19 ha poi raggiunto numeri ed una diffusione tale per poter essere annoverata tra le pandemie, e tutt’ora non è ancora passata.

Certo, le varie nazioni sono riuscite a ridurre progressivamente i contagi mettendo in atto dei lockdown forzati, ma si tratta chiaramente di soluzioni temporanee. Solo la settimana scorsa l’Italia ha provato ad allentare le misure di sicurezza molto restrittive in atto, entrando nella fase 2. Nel corso delle ultime settimane sono state fatte davvero tante ipotesi sulla possibile fine di questa emergenza: vediamo quali sono.

L’ipotesi più accreditata

Prima di addentrarci in questa analisi si rende davvero necessario precisare un punto: non c’è ad oggi una risposta sicura. Gli scienziati di tutto il mondo sono al lavoro e remano nella stessa direzione, e nel corso di questo periodo sono già stati fatti importanti progressi: dalla possibilità di riutilizzo delle mascherine protettive fino alla sperimentazione di vari farmaci per la cura del virus, le novità sono all’ordine del giorno.

Ma non è assolutamente possibile prevedere con una certa precisione, o anche solo ipotizzare, quando arriverà la deadline di questo periodo. Semplicemente perché questa è la natura delle pandemie, come la storia ci insegna. È invece possibile analizzare i dati e provare a fare delle ipotesi basandosi su di essi: queste variano dalle più ottimistiche a quelle invece che invocano una calma decisamente maggiore.

Quella più accreditata sembra a prima vista quella corrispondente allo scenario più logico. Sostanzialmente, secondo questa ipotesi ci vorrà qualche mese prima che l’Italia (e così anche qualsiasi altro paese nel mondo) possa uscire effettivamente da questa emergenza. In effetti, sembra proprio essere quella che ha cominciato già ad oggi a svilupparsi, con un lento e progressivo ritorno alle normali attività.

Ovviamente bisogna specificare che secondo questa ipotesi, che in origine prevedeva un paio di mesi come tempo limite minimo (ormai superato), il ritorno alla quotidianità pre-virus dovrà per l’appunto essere costituito da diversi step, e non da una brusca riapertura di tutte le attività e da un “via libera” per i cittadini.

In questo caso ad entrare in gioco sono anche altri fattori, come per esempio il buonsenso della stessa popolazione: nel caso in cui le norme non venissero rispettate infatti, e da un momento all’altro ricominciassero a crearsi eventuali assembramenti, è chiaro che le tempistiche di questa prima ipotesi verrebbero logicamente dilatate da fattori esterni, non prevedibili (o perlomeno non auspicabili) nel momento della formulazione.

Le altre teorie

Conseguenze di questa possibilità sono in effetti tutte le altre teorie, che variano in termini temporali ma non poi troppo dal punto di vista sostanziale. Già qualche mese fa il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva ventilato l’ipotesi che la crisi potesse perpetrarsi almeno fino ad agosto 2020, con annessa possibile (ed a quel punto non solo scontata, ma anche grave) recessione economica.

Esisterebbe poi un documento segreto redatto per i responsabili del servizio sanitario britannico e svelato qualche settimana fa dal celebre Guardian, nel quale si leggerebbe che le previsioni più realistiche porterebbero ad un anno di sopravvivenza per il virus. Le ipotesi più spietate e pessimiste di questi mesi invece arrivano ad ipotizzare una società vessata dal Coronavirus addirittura per un periodo lungo due anni.

Insomma una rassegna di ipotesi in crescendo di negatività dal punto di vista delle aspettative, ma che tutto sommato si assesta su previsioni che non superano periodi estremamente prolungati. È ovvio che, nel caso in cui si rivelassero corrette le teorie più pessimiste, le conseguenze economiche sarebbero a quel punto davvero disastrose.