Con l’emergenza sanitaria legata al Coronavirus, un po’ tutti abbiamo imparato a scoprire le mascherine protettive e il loro impiego. Nonostante molta confusione sulle linee guida da seguire, in realtà la cosa più corretta da fare è di mantenere il distanziamento sociale e indossare un dispositivo di protezione nel momento in cui si esce di casa.
Sempre più persone, quindi, sono alla ricerca di mascherine di protezione e il web è diventato uno dei principali canali di vendita. Su Family Mask, ad esempio si possono acquistare delle mascherine protettive per uso civile, che sono lavabili e riutilizzabili fino a 10 volte, disponibili in tre visioni, ovvero adulto, ragazzo e bambini, 100% Made in Italy.
Quali sono i vari tipi di mascherine di protezione
Come ben tutti sanno, le mascherine protettive si suddividono in due categorie differenti. La prima è quella chirurgica, che in origine sono state realizzate appositamente per garantire la tutela del paziente dal contagio in ospedale o dal dentista, mentre poi ci sono le FFP1, FFP2 e FFP3. Queste ultime vengono create per una protezione degli operatori rispetto alla contaminazione esterna e, per tale ragione, denominate Dpi, ovvero dispositivi di protezione individuale.
Quindi, avendo bene in mente questa distinzione, le mascherine chirurgiche sono utili per la protezione delle altre persone e si tratta di dispositivi monouso. Per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale troviamo, come detto in precedenza, le FFP1, FFP2 e FFP3, che possono essere con valvola (in questo caso viene garantita la protezione solo a chi le indossa) oppure senza valvola (che garantiscono protezione sia a chi le indossa che alle altre persone. Qualora doveste trovare la dicitura N95, N99 e N100 sappiate che si tratta della classificazione americana: la N95 corrisponde alla FFP2, mentre la N99 e N100 corrispondono alla FFP3.
Le mascherine chirurgiche: a cosa servono e capacità filtrante
Le mascherine chirurgiche si caratterizzano per essere realizzate con due o tre strati di Tnt, ovvero tessuto non tessuto, formato da delle fibre di polipropilene oppure poliestere. Di solito è presente uno strato esterno, con materiale “spun bond”, uno strato intermedio, in tnt prodotto con sistema melt blown, e uno stato interno, ancora con materiale spun bond. La capacità filtrante di queste mascherine è praticamente quasi totale nei confronti dell’esterno, arrivando a superare addirittura il 95% per quanto riguarda i batteri, mentre presentano una capacità filtrante filtrate dall’esterno nei confronti di chi le indossa pari a solamente il 20%. Il motivo? In maniera predominante, il fatto che non aderisce perfettamente al volto.
Le mascherine chirurgiche, quando vengono indossate alla perfezione, presentano un alto livello di efficacia nel riuscire a bloccare la diffusione del virus da chi le indossa verso l’esterno. La dimostrazione è arrivata pure da un recentissimo studio che è stato pubblicato su Nature Medicine.
Questo modello di mascherine, però, non è in grado di garantire un alto livello di protezione rispetto al Coronavirus che si trasmette dall’esterno. Quindi, non è affidabile per chi vuole una mascherina in grado di proteggere anche sé stessi oltre che gli altri. In primis perché non riesce ad aderire perfettamente al viso e, poi, perché non è in grado di trattenere sia le particelle fini che quelle molto fini, come ad esempio, quelle che vengono sviluppate tramite l’aerosol.