operazione

A volte, anche gli infortuni più seri e gravi nascono praticamente per caso e non ci si rende nemmeno conto immediatamente della gravità della situazione. Probabilmente il protagonista in questione, ovvero il bomber del Napoli Victor Osimhen ha capito quasi all’istante che qualcosa nel suo volto non andava per il verso giusto.

Un intervento complesso

È stato il prof. Gianpaolo Tartaro a svelare in maniera un po’ più approfondita come si è svolta l’operazione chirurgica. L’intervento chirurgico al volto è stato eseguito dal noto chirurgo maxillo-facciale, portata a termine in modo estremamente positivo, riducendo tutte le fratture scomposte che si trovavano nella zona dello zigomo fino ad arrivare anche all’orbita dell’occhio sinistro.

Un impatto che lo stesso professionista sanitario ha volutamente paragonare a quello “di finire sotto una pressa”. Un paragone un po’ estremizzato, ma che fa capire alla perfezione che tipo di impatto ci sia stato tra il volto di Osimhen e la nuca del difensore dell’Inter Milan Skriniar.

L’intervento, come detto, è andato per il verso giusto, anche se la prognosi, rispetto alle prime ipotesi, non è cambiata una virgola, dal momento che si parla sempre all’incirca di tre mesi molto variabili. L’operazione ha avuto come scopo principale quello di ridurre e contenere le fratture scomposte che hanno devastato il volto dell’attaccante nigeriano.

La complicazione più importante in riferimento all’intervento chirurgico è stata proprio quella relativa allo schiacciamento dell’orbita. Il problema principale per il bomber di origini nigeriane del Napoli è legato al fatto che non è stato oggetto solamente di una dislocazione, ma addirittura di un vero e proprio esotrauma. Una forza, quella dell’impatto tra i due calciatori, decisamente devastante, che ha portato il prof. Tartaro ha inserire ben 5 placche e 16 viti nel volto di Osimhen.

 

Necessità di tempistiche più lunghe per il recupero

Se in tanti speravano che le tempistiche fossero più contenute, purtroppo il prof. Tartaro ha sottolineato come si tratta di speranze che sono destinate a rimanere vane. In tanti, infatti, facevano il paragone tra Osimhen e il portiere del Benevento Paleari, che è stato oggetto di un infortunio simile.

In realtà, come è stato ben spiegato da parte del prof. Tartaro, operazioni del genere sono piuttosto frequente, dal momento che ne esegue anche 4 o 5 a settimane, ma se Paleari è tornato subito in campo, i tempi non sono altrettanto rapidi per il bomber nigeriano in forza alla compagine partenopea, che fino a questo momento è stato un vero e proprio punto di forza nel cammino in campionato fino a questo momento della compagine guidata in panchina da Luciano Spalletti.

Il motivo per cui i due infortuni devono essere trattati in maniera differente in riferimento ai tempi di recupero è decisamente semplice. Il prof. Gianpaolo Tartaro ha sottolineato, infatti, come la frattura, nel caso di Osimhen abbia coinvolto anche l’orbita e, di conseguenza, c’era un grado di complessità maggiore.

È chiaro che, proprio per via del coinvolgimento dell’orbita nell’infortunio, è necessario prevedere dei tempi di recupero più lunghi, anche se il bomber nigeriano ha già ripreso a fare ginnastica e, inevitabilmente, farà di tutto pur di tornare in campo il prima possibile, cercando di mantenere il vivo il sogno di rappresentare il proprio Paese nel 2022 in Coppa d’Africa.

Nel giro di due settimane, in ogni caso, Osimhen potrà già riprendere a correre e, dopo altre quattro settimane, ecco che potrà riprendere ad allenarsi con il pallone. D’altro canto, però, le tempistiche di ripresa sono incerte, per via del fatto che sarà necessario valutare più avanti la situazione, soprattutto in riferimento alla possibilità di indossare una maschera protettiva che, però, dovrebbe essere realizzata ex novo, prendendo come riferimento le caratteristiche principali del volto dell’attaccante africano.